Da Ego a Eco, ovvero dal pensiero cartesiano-newtoniano al pensiero ecologico olistico

Desideriamo iniziare questo articolo con una buona notizia, una “positizia” che ci auguriamo  di  condividere con più persone possibili. Sempre più pensatori, autori, ricercatori, esploratori di mondi interiori e molti altri riconoscono e promuovono attivamente le parole senziente, biofilico, (eco)sistemico, olistico ed ecologico. Tutte queste parole, in occidente, hanno fatto grande fatica ad emergere essendo state sepolte per lungo tempo sotto strati e strati di supremazia tecnologica, ideali di efficienza e produttività, sviluppatisi all'inizio dell’era industriale e profondamente presenti sino ad oggi, nell'era digitale della competizione. Per più di trecento anni, nelle società occidentali l’ideale logico lineare ha prevalso sulle conoscenze primitive, la saggezza dell’istinto e della natura selvatica. 

 

L'intelligenza primitiva è la sapienza che risiede nel selvatico, ossia quell'istinto di pancia, all’interno del tempio sacro del nostro corpo, che ci ha permesso, in oltre 300 mila anni di evoluzione, di osservare, ascoltare ed imparare a contatto con la terra e con le nostre radici, consentendoci così di sopravvivere e progredire. Quest'intelligenza selvatica genera uno stile di vita nel quale è possibile sentire e rispettare la connessione con tutti gli esseri viventi e con gli elementi della vita (aria, acqua, fuoco, terra, anima, spirito, corpo, mente, emozioni). Questo è lo stile di vita in cui le popolazioni delle società tradizionali più legate ai ritmi naturali, hanno saputo integrare scelte individuali e costruzioni sociali. 

Molti pensatori moderni come Alexander von Humboldt, Rudolf Steiner, William Lovelock  erano profondamente convinti della connessione interiore di tutti gli esseri viventi. Simili correnti di pensiero sono apparse nelle scienze naturali all'inizio del XX secolo ad esempio con i lavori di Arne Naess, Edward Wilson, Stephen Kellert e Joanna Macy, alla quale si ispira questo articolo. Tutti quanti sono importanti rappresentanti dell’ecologia profonda e/o dell’ipotesi della biofilia.

 

La connessione interna di tutti i fenomeni è stata (ri)scoperta e questo ha cambiato il modo in cui molte persone percepiscono e pensano il mondo. Nel libro Il Tao della fisica, il fisico Fritjof Capra spiega come sia opportuno mettere radicalmente in discussione la precedente visione scientifica del mondo. Capra descrive la visione della realtà basandosi sulla consapevolezza che tutti i fenomeni - fisici, biologici, psicologici, sociali e culturali - sono fondamentalmente connessi e dipendenti l'uno dall'altro. 

 

La visione scientifica del mondo che ha dominato e domina la nostra cultura occidentale, la nostra educazione e il nostro sistema scolastico è definita "cartesiano-newtoniana" e "meccanicistica". Questa visione cartesiana dell'universo si basa su un rigido concetto di verità giusta e sbagliata ed è caratterizzata dalla distinzione tra spirito e materia, insomma una visione del mondo che spiega la natura (selvatica o domestica che sia) e la vita (vegetale, minerale, animale o umana) in analogia al modello di una macchina. Questo approccio di pensiero culmina nella convinzione che tutti i fenomeni possano essere spiegati e compresi se si è in grado di separarli e ridurli nelle loro più piccole parti. La sopravvalutazione di questo modello di pensiero ha portato frammentazione e separazione della vita, come si evince analizzando i termini della cosiddetta pedagogia nera.

 

Alla luce di una situazione di crisi multidimensionale -ecologica, climatica, economica, sociale, pedagogica, psicologica, spirituale- pensiamo sia importante chiederci perché mai i molteplici segnali di allarme non vengano presi sul serio, come sia possibile che le notizie inquietanti sull'imminente distruzione del nostro pianeta e della nostra vita non vengano colti immediatamente e con urgenza. Quali sono le cause dell'apatia generale?

 

Qui è arrivato il momento di un’altra “positizia”: il continuo sviluppo del pensiero cartesiano-newtoniano si è rivelato troppo limitato per l’esplorazione del mondo, della vita e si sono formate teorie e approcci nuovi, quali l'Ecologia profonda, la Fisica quantistica, l’Ecopsicologia, il settore dell’Adventure e Nature based Therapy, l'economia circolare e molto altro, che ci stanno portando verso una comprensione olistica del mondo producendo una visione che può essere definita organica, olistica ed ecologica. Non più quindi l'immagine di una macchina, composta da molte singole parti, come modello esplicativo del mondo e dell'universo, ma piuttosto l'immagine di un organismo vivente.

Anche a scuola, ad esempio, non si parla più di didattica disciplinare, interdisciplinare o simile, ma si stanno sviluppando termini come  didattica per competenze, un piccolo passo verso una concezione più ampia dell'apprendimento.

 

Si è solo recentemente riconosciuta l’esistenza di gigantesche reti di vegetali, funghi e batteri chiamate www “wood wide web”, le cui parti sono inseparabilmente intrecciate. Potremmo aver forse compreso o almeno aver sviluppato una percezione più sottile dell'inseparabilità di ogni entità, ovvero che non esiste un confine tra “il dentro, il fuori e i dintorni”. E' probabile che dopo l’anno 2020, che ha letteralmente frantumato tutte le certezze, prevedibilità, e il controllo, in molti abbiamo sentito parlare dell'effetto farfalla e del potere dei pensieri che generano la realtà. Piccoli gesti con un grande effetto sono possibili, ma solo se essi si compiono attraverso una grande rete di interdipendenza.

 

Volgendo lo sguardo all'universo della pedagogia, osserviamo che da un lato stiamo in gran parte applicando ancora dinamiche per parcellizzare, patologizzare, dove si tende a cercare la cura dei sintomi invece della prevenzione del processo che fa ammalare, dove si isolano coppie causa-effetto senza prendere in considerazione l'immensa e organica rete di influenze che determinano una situazione. Per ogni particolare necessità che si reputa  potenzialmente dannosa, pericolosa, non ottimizzata verso la prosperità della società consumistica, sembra disponibile una particolare metodologia pedagogica correttiva, un brevetto, una metodologia ricoperta da marchio e bandiera di provenienza. La semplificazione dell’immensa complessità della vita sociale, delle sue dinamiche e dei suoi intrecci porta a pensare che aderire ad una specifica proposta educativa o didattica possa essere la soluzione e la guarigione. 

Ma chi “deve” guarire?

 

L'educazione e la formazione in natura, come e perchè passare dalla separazione alla guarigione

 

Nel panorama delle offerte educative e didattiche, da qualche anno si respira un impulso di rinnovamento. Forse la novità più rilevante, almeno in Italia, è la proposta di educazione e scuola in natura.

All'interno di tali progetti di educazione in natura, fondati e gestiti in gran parte da privati, si profila la necessità di formazione e accompagnamento. Nel momento in cui compare questa necessità, pensiamo sia importante chiedersi quali sono i fini del proprio progetto e dunque della formazione che si cerca. Si vuole semplicemente costruire una realtà che funziona, che possa vincere nella concorrenza con altre proposte? Si vuole creare un proprio contesto lavorativo? Si vuole dare a questi bambini qualcosa che noi non abbiamo ricevuto o qualcosa che consideriamo “più giusto”?

Personalmente riteniamo che, aldilà degli scopi più immediati e a breve termine che possono essere molteplici e vari, il fine a lungo termine di un progetto di educazione in natura sia trasformare nel profondo un sistema sociale ed economico debole, malato e contro la vita.

 

Pensiamo che la formazione non consista soltanto nel raccogliere strumenti e strategie didattiche per far eccellere il singolo progetto, ma risponda, soprattutto in questo momento storico, ad un profondo bisogno di  “guarigione” individuale e collettiva, e per guarigione intendiamo il recupero dell'integrità della persona e della connessione con la rete della vita. Crediamo che non si possa più nascondere la necessità profonda di tempo e spazio per prendersi cura amorevole della profonda sofferenza, del dolore e del rimpianto per tutto ciò che radica ancora nello sfruttamento delle risorse e degli esseri senzienti, così come del dolore di un’infanzia e un'adolescenza nelle quali tutto è stato dettato da una morale rigida e da valori esterni imposti, sviluppando un locus of control esterno che ci ha squilibrato dal nostro centro di sapienza interiore e separati da noi stessi e dalla rete di interconnessione  del vivente.

 

Forse il grande aumento di progetti educativi a contatto con la natura può essere interpretato come un grande bisogno di guarigione a livello di massa da parte degli adulti che hanno scelto di accompagnare i cuccioli umani nella loro crescita. In molti adulti siamo reduci dai valori dell’era cartesiana e newtoniana dove il patriarcato, il dominio, la forza,il rango alto, l’insensibilità, la voglia di vincere, l’eroe, la fatica, la sofferenza e il sacrificio come  cosiddetti valori maschili, hanno generato malattia, oppressione, chiusura e separazione, tanto che oggi si respira da ogni poro del mondo il bisogno di un cambiamento.

 

Questo sentimento di cambiamento è il presupposto per comprendere la nostra situazione di crisi profonda, ma anche per cambiare radicalmente le nostre percezioni e i nostri valori: esso esprime il profondo bisogno di guarigione a più livelli, individuale, collettivo, e dell'interrelazione con l'intera rete della vita.

Se facciamo educazione o scuola in natura perseguendo idealmente, come valore dichiarato, la connessione con il selvatico, ma senza aver cura che questo valore si incarni davvero nel  nostro corpo e nelle nostre percezioni, continuando di fatto a pensare, sentire e agire nella concezione meccanicista di separazione, rimane impossibile promuovere la guarigione di cui stiamo parlando. L'ecologia è uno stato di coscienza, non un'idea o un comportamento da acquisire: è lo stato di coscienza dell'interdipendenza e dell'interconnessione, della non separazione. Difficile svilupparsi in questo stato di coscienza se lo stile di vita in cui cresciamo, quindi per noi automaticamente  giusto, è focalizzato sul consumo, lo sfruttamento, il dominio della natura, in una prospettiva decisamente miope.  Difficile mantenere questo stato di coscienza quando noi stessi al nostro interno siamo separati e disgregati poiché ci è stato insegnato a sopprimere quelle parti di noi disprezzate dal nostro contesto educativo. 

 

Ritrovare dentro di noi le tracce dello stato di coscienza ecologico, e cominciare a seguirne la pista, risvegliarne le percezioni, e cominciare a crescerci, significa entrare con umiltà in un processo lungo e lento di (ri)connessione con se stessi e con le leggi originarie della vita scolpite nel nostro corpo.

L'esperienza ci ha mostrato che non è possibile accompagnare qualcuno a crescere in connessione con se stesso e la vita se non lo faccio io per primo. Inutile parlare di ecologia senza incarnarla. Se ho solo un'idea di ecologia, potrò trasmettere un'idea. Se sono in uno stato di coscienza, e quindi sento e agisco con coerenza, sarà il mio esempio a parlare anche quando sono in silenzio.

Quanto sia importante essere un esempio di ciò che si vuole trasmettere pare un concetto assodato, tanto da sembrare quasi cosa ovvia. Lo è davvero?

E se può essere ovvio, almeno per qualcuno, nelle semplici azioni quotidiane (ad esempio non urlo per dirti di non urlare), c'è qualcosa che ancora troppo facilmente sfugge alla nostra attenzione: la cornice che contiene il nostro progetto educativo o scolastico, è coerente con i valori dell'interconnessione e con le leggi originarie della vita che noi, accompagnando in natura, vorremmo trasmettere?

 

Potere: dominio o sinergia?

 

Il vecchio concetto di potere si basa sulla visione meccanicistica del mondo. Atomi, piante, animali ed esseri umani sono percepiti come unità separate e quindi reali, mentre le relazioni e le interazioni tra le unità, essendo meno precisamente misurabili, svolgono un ruolo subordinato. In tale visione, il potere è l'esercizio del controllo di un'entità esistente separatamente, su un'altra. In altre parole la vecchia idea di potere si basa su una forza che sottomette e domina, anziché generare e custodire. Potente e di successo sembra una persona che accumula beni materiali, che vende il suo prodotto in numeri giganteschi, che compra la casa e la salute per poi isolarsi nei propri spazi protetti e sicuri da quegli altri che non ce l'hanno fatta. La conseguenza è un pensiero di Win-Lose (vittoria e perdita), cioè la forza e il potere di una persona significano la debolezza e l'impotenza dell'altra. Questo è il meccanismo sul quale abbiamo costruito il mondo che conosciamo, un mondo guidato ai vertici dai potenti, “imparati”, e detenenti delle possibilità verso l’impotente, non educato, bisognoso di essere riempito di buona educazione. La vecchia concezione del potere sostiene e promuove la rivalità e la competizione tra le persone,   acuisce la distanza, ci fa credere che connetterci a noi stessi significa allontanarci dagli altri e che per soddisfare i nostri bisogni sia inevitabile prevaricare gli altri, una lotta costante, con dentro la paura latente di essere feriti, sconfitti, oppressi. 

 

Il pensiero ecologico olistico cambia radicalmente questa visione del mondo. L'accento non è più sulle unità che esistono separatamente, ma sulla connessione, appunto secondo una teoria dei sistemi. Gli scienziati hanno scoperto quanto sia importante lo scambio aperto di informazioni per il funzionamento dei sistemi. Solo attraverso quest'apertura i sistemi mantengono se stessi e sviluppano la loro complessità e reattività. Gli esseri viventi si sviluppano attraverso l'interazione, l'apertura al mondo che li circonda  e la capacità di dare e ricevere feedback vitali. Queste intuizioni sono importanti anche per la società umana e dal nostro punto di vista, per quanto ci riguarda, anche nel settore educativo.

Lo scambio infatti richiede e promuove un sistema paritario e mutuale, non basato sul dominio.

La presenza di un potere esclusivo e gerarchizzato, che controlla, reprime, castiga e promuove,  produce, guardando dall'alto, che molte informazioni del sistema vengano nascoste, negate, ignorate, o scagliate con violenza. Così si interrompe il flusso di informazioni: il risultato è che i nostri poteri di resilienza sono paralizzati, il cambiamento di coscienza e di comportamento, di cui abbiamo urgente bisogno, viene impedito e l'intero sistema continua a perdere l'equilibrio.

Il modo di pensare sistemico, sviluppa una nuova comprensione del potere e della forza, che riguarda l'apertura, la vulnerabilità e la volontà di cambiare. La parola chiave è “potere comune": non più l'uno contro l'altro, ma l'uno con l'altro, non la competizione, bensì la cooperazione, non il controllo bensì il prendersi cura.

Nella relazione educativa, l'adulto è dotato di più potere e forza rispetto al cucciolo, e può agire secondo il paradigma meccanicista o secondo quello ecologico: impedire lo scambio di informazioni o supportarlo, controllare l'espressione vitale o custodirla, impedire la libera vitalità o rispettarla. Nella prospettiva ecologia, educare o insegnare significa stare insieme con qualità, curare il modo in cui entriamo in relazione, prima dei contenuti e delle strategie didattiche. Coltivare in noi la capacità di entrare in relazione mutuale, collaborativa, sistemica.

Questo nuovo paradigma del potere e della forza può diventare realtà quando prendiamo sul serio le nostre paure, fragilità, vulnerabilità e debolezze, le permettiamo e le accogliamo dialogando, perché solo allora l'energia legata ad esse viene rilasciata: in altre parole, quando volgiamo lo sguardo e le orecchie verso noi stessi e iniziamo un cammino di esplorazione, crescita, trasformazione, con amorevolezza e apertura. 

 

Esperienza, apprendimento, biofilia

 

Intendiamo la formazione come processo di trasformazione graduale da ego a eco, da individuo separato a parte consapevole della rete interdipendente della vita, da controllo a prendersi cura, da dominio a dialogo mutuale. 

Riteniamo determinante, in un progetto educativo in natura, costruire una cornice coerente, che offra quest'opportunità di trasformazione a tutti coloro che partecipano, siano adulti o cuccioli, persone giovani o meno giovani, insegnanti-educatori o allievi.

Si impara a stare in natura stando in natura, allo stesso modo si impara a dialogare dialogando, ad esprimersi liberamente esprimendosi liberamente, a connettersi con se stessi connettendosi con se stessi. Gli operatori in un progetto educativo -insegnanti o educatori che siano- hanno il compito di riconoscere questi processi, valorizzarli, e custodire spazio e tempo affinché sia realmente possibile viverli per tutti. Il ruolo dell'adulto non è incentrato sul determinare un risultato atteso dal processo, bensì nel permettere il processo, il quale ha valore in quanto tale.

L'apprendimento diventa importante come processo, non come risultato, e si lega indissolubilmente all'esperienza: è infatti l'esperienza a garantire la dignità di chi apprende poiché basata sulla libera esplorazione, sull'iniziativa personale e sull'integrità sentire-agire-pensare della persona. L'esperienza rispetta il carattere personale e intimo dell'apprendimento, cavalcando lo stile cognitivo e di azione preferenziale della persona. Come entriamo in natura? Ci sediamo e osserviamo? Non possiamo resistere alla tentazione di raccogliere piccoli reperti? Ci piace fare o contemplare? 

Daniel Goleman ha aperto nuove consapevolezze su diversi tipi di intelligenza confermando la necessità di individualizzare l'insegnamento: di fatto la natura è capace di accogliere le diversità cognitive, tutte e ciascuna così come sono, e ha sempre, ogni volta, la proposta su misura per chi vi entra, per il suo stile cognitivo personale, senza che nessuno si sforzi affinchè questo possa accadere. 

Questi incontri meravigliosi e magici con la natura sono possibili e fioriscono nelle loro potenzialità se l'adulto li riconosce e li custodisce, prima di tutto dentro di sé, come sua esperienza personale, e poi in un progetto educativo. C'è bisogno di innamorarsi intimamente e con passione della natura, desiderare e vivere realmente la connessione con lei sulla base del rispetto profondo, non solo idealmente ma in termini di azioni, conoscenze e abilità,  per poi trasmettere passione e rispetto quando vi conduciamo qualcuno per mano.

Per questo motivo consideriamo davvero importante un percorso per risvegliare, scoprire, incarnare la biofilia. 

La biofilia è il sentimento spontaneo di attrazione verso la vita, l'amore per la vita insito nella vita stessa. L'esplorazione di questo sentimento, aiuta a vedere la rete del vivente, fino a coglierne il valore sacro e ancestrale già presente da sempre in noi.

Ci accompagna a rinunciare alla costante lettura antropomorfica della natura e della vita in cui si concentra la nostra cultura, e a riconoscere il senziente in ogni vivente. Un ulteriore cambio di paradigma, ancora nella direzione del non dominio e della pari dignità. 

Analogamente, ci accompagna a rinunciare anche alla costante interpretazione adulta dell'universo bambino, che tanto ha abitato e tuttora abita, seppure sotto spoglie diverse rispetto al passato, l'educazione umana.

Ci accompagna infine a riconoscere sapienza nella vita originaria, selvatica, e a motivarci nel ricercarla e ritrovarla dentro di noi, non solo all'esterno.

 

Le nostre radici affondano nel selvatico: il nostro è un invito a ritrovare le origini e a generare il cambiamento che vogliamo ripartendo dal luogo più profondo dell'umano, della vita tutta.

 

Trasformare un ostacolo in opportunità, come e perchè di una formazione online

 

Nel momento attuale in cui le nostre attività sono limitate e impedite dalle restrizioni applicate per limitare i contagi del Covid19, mentre osserviamo la gran parte delle formazioni trasferirsi online, abbiamo riflettuto a lungo sulle nostre proposte.

Sentiamo fortemente che la formazione per noi ha senso nel contatto diretto e fisico, materiale, non solo con la natura, ma anche con il gruppo. La presenza delle persone per noi rimane pregna di senso e portatrice di sapienze, esperienze, dialoghi di energie che avvengono in silenzio, alchimie invisibili cui non vogliamo rinunciare e che fanno parte di quella conoscenza del vivente tutto, che non è puramente intellettuale ma avviene nello spazio vitale di incontro fra teste, cuori, mani.  

Per questo motivo, abbiamo scelto di non trasferire la nostra formazione in natura sul piano virtuale.

Allo stesso tempo, riconosciamo che l'online ha delle potenzialità, che è uno strumento che può rivelarsi utile se usato e non abusato, ammettendone e rispettandone i limiti e le lacune. 

La nostra proposta di formazione online è strutturata come complementare e non sostitutiva della formazione in presenza: può essere un'introduzione ad una formazione in presenza, o anche una riflessione e assestamento successivi.

Vogliamo trasformare l'ostacolo delle restrizioni attuali nell'opportunità di mantenere, anche  a distanza, la connessione con un gruppo che condivide l'attrazione per la natura e la volontà di approfondire la conoscenza (oltre che l'esperienza) della relazione io-natura.

E' nato così un percorso che, seppure a distanza, riesce a mantenere in buona parte il carattere esperienziale che è peculiarità del nostro lavoro, un percorso che è impulso e supporto a stare in natura fra una lezione e l'altra, che è occasione di scambio e condivisione di esperienze in un gruppo, portando arricchimento reciproco.

Pensiamo che il percorso possa offrire ai partecipanti anche il pretesto per dedicare tempo e spazio di qualità, al selvatico, quindi alle proprie radici, sia nella connessione con gli ambienti naturali sia con se stessi: in un momento di tensione collettiva, crediamo che sia di grande valore poter trovare centratura nella parte più vitale e profonda di noi, nutrirsene, e perché no, imparare a vedere nella rete del Vivente qualcosa di più grande cui riconoscere, proprio nell'attuale momento critico, sapienza.